La notizia emersa recentemente a Barletta, dove sono state trovate scritte volgari e oltraggiose nei bagni di un liceo, inneggianti a Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin, è profondamente sconvolgente.
È un gesto che riflette una mancanza di rispetto verso le donne e un’incitazione alla violenza che non possiamo tollerare.
Come donna, sento il dovere di esprimere la mia vicinanza alla dirigente scolastica, agli studenti e a tutta la comunità di Barletta, che si è trovata a fronteggiare questa situazione inaccettabile.
È encomiabile vedere come i giovani si siano uniti in un sit-in di protesta, dimostrando una maturità e un’indignazione necessarie per respingere ogni forma di violenza e discriminazione di genere.
Questo episodio si lega in modo inquietante agli sviluppi del caso Cecchettin, dove recentemente è stata pronunciata una sentenza che ha scatenato polemiche. La decisione di non considerare l’aggravante della crudeltà per l’assassino di Giulia Cecchettin, nonostante l’efferatezza dell’atto, dimostra quanto sia urgente e necessario lavorare su un cambiamento culturale profondo e sulla formazione di chi è chiamato a giudicare questi crimini.
Ci troviamo di fronte a un urgente bisogno di educare e sensibilizzare, non solo nelle scuole ma in tutta la società, per garantire che simili manifestazioni di disumanità siano eliminate alla radice. È essenziale che le istituzioni si facciano carico di sostenere attivamente questo cambiamento, affinché l’indignazione di oggi si trasformi in azioni concrete per un futuro libero da violenza.
Ogni forma di violenza o discriminazione è inaccettabile e deve essere combattuta con fermezza e determinazione.Non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti. Continuerò a lavorare senza sosta per promuovere una cultura del rispetto e dell’eguaglianza, per un’Italia in cui nessuna donna debba più temere per la propria sicurezza.
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