Riflessioni sulla manifestazione contro la violenza

Ho letto in questi giorni diverse polemiche sulla manifestazione che si è tenuta ieri a Castellammare per ribadire il “no” ad ogni forma di violenza e in solidarietà a Giovanni Ballaró, il carabiniere libero dal servizio pestato e finito in ospedale nel tentativo di sedare una rissa. 

Ho compreso le motivazioni delle polemiche ma non le ho condivise per un motivo molto semplice: a chiamare in piazza la città è stato Don Salvatore Abagnale, il giovane parroco della Chiesa “Spirito Santo” a Piazza Fontana Grande, nel quartiere “Acqua della Madonna”.

Tutti noi gli riconosciamo un gran cuore e un’anima delicata e accogliente.
Tutti noi riconosciamo a Don Salvatore un’azione continua di educazione e pace in un quartiere tutt’altro che semplice.

E allora, siccome un esempio vale più di mille parole, non ho esitato a sposare la sua causa e a chiedere al nostro sottosegretario agli interni Carlo Sibilia di essere presente.

Perché per troppo tempo lo Stato, in certe zone, ha latitato e abbondanato a sé stesse tante e troppe comunità. La presenza di Carlo, che ringrazio, voleva dire proprio questo: non siamo né dobbiamo sentirci soli. Col collega Luigi Iovino, in commissione difesa, depositeremo anche un’interrogazione sui fatti che stanno avvenendo in città, affinché la nostra voce arrivi fino al Ministro. 

La violenza non è mai la risposta, semmai è un punto di domanda.
Perché un gruppo di ragazzi manda all’ospedale una persona che cercava di sedare una rissa? Ma soprattutto: perché avviene una rissa?
Perché non ci si limita al linguaggio, alla comunicazione, al semplice confronto verbale?
Perché si lascia che le emozioni più basse si impadroniscano della mente e del corpo?

Queste sono le domande che mi pongo ogni volta che le cronache riportano l’ennesimo episodio di violenza nella mia città o altrove. Ascolto le risposte altrui e quasi sempre si pensa ad un incremento delle forze dell’ordine in città e/o ai sistemi di sorveglianza. 

Questi sono sicuramente punti importanti, tasselli per cui bisogna lavorare e che si devono ottenere.
Ma, appunto, sono solo tasselli.

Mi vengono in mente ad esempio le leggi che approviamo in Parlamento dove inaspriamo le pene che chi esercita violenza sulle donne.
È essenziale, certo. Ma non risolve il problema.

La mia riflessione allora si sposta sul concetto di violenza vero e proprio, da dove nasce e perché. È su questo che come comunità e rappresentanti delle istituzioni dobbiamo soffermarci: cominciando dagli adulti, da tutte quelle persone che non hanno avuto gli strumenti o a cui non sono stati trasmessi i concetti di educazione e gentilezza. Individuare le “zone a rischio” che in ogni città conosciamo benissimo e insistere proprio lì. E poi, dopo, concentrarsi sui giovani e sui bambini, attraverso la scuola e tante altre attività. 

Per tanto tempo ho sentito dire, a proposito della politica: “qui non viene nessuno” o, peggio, che “vengono solo in campagna elettorale”.
Voglio chiudere questa lunga riflessione dicendo semplicemente che noi ci siamo e ci saremo, e saremo sempre pronti a lavorare insieme a chi vuole risollevare, aiutare e guarire Castellammare e tutte le città che soffrono di questo male.

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