Di Andrea Scanzi.
Mi sfugge la gravità delle parole pronunciate giovedì dal deputato Ricciardi. Prima di esprimere un giudizio le ho sentite e risentite, sorbendomi pure tutto quel che è accaduto prima (e che ha innescato certi toni).
Se Ricciardi avesse detto una cosa tipo “La Lombardia é popolata da dementi, i medici sono idioti, gli infermieri cretini e auguro a tutti loro la morte”, avrebbe meritato ogni strale e anzi la galera. Per direttissima. Ma avendo semplicemente affermato l’ovvio, e cioè che Fontana e Gallera hanno commesso una babele di errori politici allucinanti (a partire dalla baracconata dell’ospedale Fiera), al massimo lo si può accusare di esser stato senz’altro irrituale e deliberatamente provocatorio.
Come a dire: la forma era discutibile, il contenuto proprio no. Dov’era la mancanza di rispetto per le vittime? Davvero, con una regione che ha fatto simili disastri, stiam qua a parlare dei toni di Ricciardi? Mi pare la classica tempesta in un bicchier d’acqua: più ancora, l’ennesimo caso in cui si dibatte della pagliuzza, fingendo che non esista la trave. Oltretutto, un Bersani può discutere i toni di Ricciardi: ma i parlamentari leghisti, che ci hanno abituato a rutti mentali e peti neuronali, proprio no. Come ha riassunto Rosario Pellecchia di Radio105: “Criticare le scelte di una giunta non ha nulla a che vedere col giudizio su una regione e la sua gente. Chi tenta di metterla su quel piano lo fa perché ha scheletri dell’armadio. O coda di paglia. O sensi di colpa. O poltrone instabili. Sceglierne una. O anche tutte”.
A me pare ovvio. Ma magari sbaglio io.
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