Ho a che fare con persone disabili da anni e io, ieri, proprio non riuscivo a comprendere quella valanga di critiche a Beppe.
Questa notte ci pensavo, e non riuscivo a dormire. Possibile mi sia sfuggito qualche passaggio?
E allora sono andata sul suo blog e ho riascoltato le parole incriminate. Eccole:
– “Siamo mezzi analfabeti, c’è un analfabetismo di ritorno che è pazzesco, il 45% degli italiani capisce sommariamente quello che gli dici.
Farfuglia dei concetti, crede in cose incredibili”
E su questo abbiamo studi su studi che lo provano. Umberto Eco ci era arrivato già molti anni fa. Obiezioni? Non credo. Andiamo avanti.
– “Ma chi siamo? Dove siamo? Siamo pieni di malattie nevrotiche. Siamo pieni di autismi, l’autismo è la malattia del secolo, signori.
E l’autismo non lo riconosci”
Molte famiglie si accorgono con ritardo di avere figli autistici. O faticano ad accettarlo.
Le diagnosi sono in aumento e basta fare un giro in rete per leggere come, quando, perché.
Ma il punto è un altro.
Facciamo cose di cui non siamo consapevoli. Che non riconosciamo.
Come quando, giusto per citare un esempio, passiamo ore con lo smartphone tra le mani. Poi un fotografo scatta una serie di foto al parco, sui mezzi pubblici, al ristorante, e rivedendoci tutti con il capo chino sul telefono, la realtà ci viene scaraventa davanti agli occhi. E ci spaventa.
– “È la sindrome di Asperger, e c’è pieno di questi filosofi in televisione che hanno questa sindrome. Quelli che parlano in un modo, e non capiscono che l’altro non sta capendo. E vanno avanti, fanno magari degli esempi che non c’entrano niente con quello che stanno dicendo. Hanno quel tono sempre uguale, c’è pieno di psicopatici”
Stiamo parlando di un medico in fase di diagnosi o di un personaggio pubblico durante un intervento pubblico?
Ovviamente la seconda.
Grillo non sta facendo una diagnosi. Grillo dice che quei signori si comportano COME SE avessero la sindrome di Asperger, pur non avendola. È questo il fatto grave ed è questo l’elemento su cui riflettere. Grillo non parla degli autistici e degli psicopatici.
In realtà si parla di tutti noi e ci invita a riflettere sulla consapevolezza dei nostri sentimenti, perché a volte sembriamo non esserne affatto consapevoli. Proprio come se avessimo dei disturbi.
Ha urtato la sensibilità di molti? Sicuramente e di questo mi dispiace. Ma era un modo per scuoterci, come ha sempre, sempre fatto.
E meno male.
Avete presente la storia della festa di compleanno del bambino autistico a cui si è presentato un solo invitato? Ecco, quello sì che è offendere e non avere sentimenti.
È pieno di psicopatici? Sì, anche questo è vero. L’uso degli psicofarmaci è in aumento e insieme all’autismo l’altra malattia del secolo è sicuramente la depressione. Se non interveniamo subito rischiamo, e di grosso.
– “(…) L’alessitimia permette a questi dell’Europa di fare leggi senza emozioni, facendo trattati che magari metteranno in crisi milioni di famiglie. Non hanno la percezione, perché loro non hanno emozioni e non riconoscono quelle degli altri. Sono queste le malattie”
L’alessitimia è un disturbo che rende impossibile sentire e di conseguenza descrivere i propri stati d’animo e quelli altrui.
Quante volte abbiamo calpestato qualcuno per raggiungere uno scopo? Quante volte abbiamo ignorato le emozioni altrui solo perché ci faceva comodo? O magari non avevamo il coraggio di affrontarle?
Avete fatto a pezzi una persona perché, in molti casi, non vedevate l’ora di scagliarvi contro il Governo.
Roba che neanche ai tempi di Berlusconi.
Molti di voi hanno urlato allo scandalo quando hanno letto dei tagli al fondo per la disabilità, per poi scoprire che era opera del Governo Gentiloni. Chapeau.
Una persona che mi è vicina da trent’anni soffre di disturbi mentali. Non ricorda le date, gli evvenimenti, quello che le hai detto dieci minuti prima.
A volte se ne rende conto e ride. E si scusa.
E non dovrebbe farlo.
Voi, invece, sì.
Perché i “malati” , a volte, sanno essere più consapevoli, umili, sinceri.
Non mi importa delle critiche e dell’odio che riverserete addosso a me e a qualcun altro.
Ci sono parole che non possono morire in gola per la paura di risultare antipatici o impopolari.
E quindi io sto con Beppe. Ancora una volta.
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