Credo che vedere con i propri occhi realtà su cui occorre lavorare sia sempre utile, per non dire essenziale.
Ho visitato i laboratori, parlato con alcuni ragazzi.
Ascoltato le problematiche che vivono gli operatori, ci siamo confrontati sulla cultura di questi giovanissimi, che vede ricreare anche in carcere le dinamiche vissute fuori.
Se un ragazzo, un minorenne, si trova lì, vuol dire che qualcosa nella sua vita è andato storto, ed è lì che bisogna ripararlo. Il sistema carcerario italiano è sicuramente uno di quei temi su cui intervenire.
A Nisida ho visto tanto impegno, tanta buona volontà e soprattutto tanta speranza per un futuro degno, consapevole e soprattutto libero.
Grazie a coloro che mi hanno accompagnato, spiegato, raccontato.
A Peppino, il simpaticissimo cuoco che tiene anche dei corsi di cucina ai ragazzi e al direttore della struttura per la passione e l’impegno profuso.
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