L’importanza di dare fastidio

Di  Tlon (condivido pienamente) 

Chi fa cultura ha il dovere di essere scomodo, di dare fastidio. 
Bisogna rompere le scatole per missione: essere torpedini che danno la scossa, come insegnava Socrate. 

Qualche mese fa eravamo in dialogo con Peter Singer, uno dei filosofi più lucidi del nostro tempo. Nel corso dell’incontro raccontò di come stesse affrontando lo scoraggiamento che tanti attivisti culturali stanno vivendo in questo periodo.

Singer spiegò che soltanto chi dà fastidio alla fine cambia le cose e che, sebbene McDonald’s (e quel che rappresenta) sia ancora dietro l’angolo, la quantità di cambiamenti positivi avvenuti dal 1975, anno in cui uscì il suo libro-culto “Liberazione Animale”, era enorme. E il merito era di quegli attivisti e pensatori che per decenni non avevano mai smesso di insorgere. Insomma: il bicchiere è sia mezzo vuoto che mezzo pieno.

Non si tratta, infatti, di negare la realtà: l’attivismo culturale è un campo in cui i cambiamenti avvengono molto lentamente, con grande fatica e affrontando le resistenze soprattutto di quelli che ne trarrebbero beneficio per primi.
Si tratta di imparare a dare fastidio, a lavorare con una visione a lungo termine, impedendo che venga dato per scontato il mondo, che ci si illuda di aver capito tutto, e che qualcuno tracci anche per gli altri i confini del giusto e dello sbagliato, dell’alto e del basso, del “si fa così” e del “non si fa così”. 

Perché la cultura rende etimologicamente pericolosi, e fa nascere l’urgenza di sperimentare.

Domandati: “Che effetto ha quel che sto facendo?”
Se sta dando molto fastidio a qualcuno, forse sta funzionando.

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