Quando è scoppiata la pandemia, per contrastare un virus a diffusione aerea che uccide, siamo stati COSTRETTI A CHIUDERE TUTTO: fabbriche, attività commerciali, ecc. È stata dura anche economicamente ma in un modo o nell’altro ci rialzeremo.
Allora perchè se si tratta di contrastare una fabbrica che diffonde particelle di veleno nell’aria che da anni uccidono (con morti atroci) bambini, genitori, anziani… vengono prima l’economia e il PIL?
Forse perchè questi veleni colpiscono solo chi vive nell’area di Taranto e non arrivano a Roma nei palazzi di chi deve decidere e nelle case dei loro familiari!?
Ieri una sentenza ha stabilito, ancora una volta, che quella fabbrica uccide. E di fronte alla morte non possono esserci “se” e “ma”. Serviranno decenni per mettere in piedi un progetto serio e alternativo ma se non si inizia non si finirà mai.
Ci saranno attacchi, proveranno a tenere ancora in piedi quel mostro ma, mai come in questo caso, bisogna fare non ciò che conviene ma ciò che è GIUSTO.
SERVE CORAGGIO.
Condivido le parole del mio collega tarantino in Commissione Ambiente Giovanni Vianello:
“Leggeremo nel merito la sentenza ma quello che ad oggi possiamo dire è che l’Ilva ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, una vergogna di Stato. La sentenza del processo Ambiente Svenduto ci descrive una criminosa condotta da parte dei politici, tra condannati e prescritti, e dei tecnici coinvolti, sia i consulenti privati che di enti pubblici. Nessuno provi a giustificare tale operato, nessuno si nasconda dietro l’interesse strategico degli impianti che ancora oggi non è stato dimostrato. Un Paese civile chiuderebbe subito gli impianti inquinanti, ma in Italia purtroppo il susseguirsi di Ministri inadatti al ruolo ha permesso la continuità produttiva: una posizione ideologica che dimostra la miopia politica e una mancanza di lungimiranza a tutti i livelli, a danno dei cittadini e dei lavoratori di Taranto”.
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