“I giorni dell’arcobaleno” è il titolo di un film, basato su una storia vera, che ho visto ormai diversi anni fa.
È il formidabile racconto del lavoro di un gruppo di giovani comunicatori che decidono di organizzare la campagna referendaria a sostegno del NO per porre fine alla dittatura di Augusto Pinochet.
Con pochissime risorse e avendo a disposizione ancora meno tempo (27 giorni), le speranze di farcela sono bassissime.
Eppure, l’energia, la freschezza e la positività dei messaggi (Chile, la alegría ya viene!) fanno il miracolo. O meglio, aiutano a farlo e, nel 1988 e dopo quindici anni, il Cile congeda il suo dittatore.
Questa notte il Chile è andato al voto: i contendenti al titolo di Presidente sono stati due.
Da una parte José Antonio Kast, figlio di un ex nazista, malinconico di Pinochet, strenuo oppositore dell’aborto, porta avanti dure campagne contro l’immigrazione ed è favorevole all’amnistia per i militari condannati per torture e omicidi.
Dall’altra abbiamo Gabriel Boric: 35 anni, membro del movimento studentesco sceso in piazza per protestare contro il caro vita dilagante nel Paese, per l’istruzione gratuita, per riscrivere la Costituzione e mettere definitivamente un punto alla pesante eredità di Pinochet.
I sondaggi hanno dato un testa a testa, fino all’ultimo. E, fino all’ultimo, ho sperato che il giovane Boric riuscisse a spuntarla.
E così è stato.
È sempre bello sapere che ci sono piccoli pezzetti di mondo dove la passione, l’onestà, la gioventù, hanno la meglio. È la speranza che nonostante tutto non muore, mai.
Buon lavoro, Presidente!
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