Ho imparato, nella mia vita, che le parole hanno un gran potere.
Che bisogna pensarle e pesarle: una semplice sfumatura di significato può trasformarle in macigni che feriscono o piume che accarezzano; ecco perché scrivo solo oggi di quello che abbiamo vissuto domenica sera.
Inutile girarci intorno, non ci aspettavamo un risultato del genere.
Al sud abbiamo resistito, nella mia Castellammare abbiamo superato il 38%, nelle vicine Torre Annunziata e Torre Del Greco abbiamo superato il 40, e c’è anche da dire che le elezioni europee hanno da sempre sofferto di un tasso di astensionismo maggiore rispetto alle politiche.
Resta però la cruda realtà del dato nazionale, e di questo abbiamo ampiamente discusso nell’assemblea di ieri terminata in tarda notte. Abbiamo dei problemi? Sì certo, e abbiamo il dovere di trovare le soluzioni.
Insieme, mettendo da parte l’io a favore del noi.
“Dove c’è io, non c’è Dio” mi ha detto una volta un’amica.
Non ho mai creduto che il Movimento dovesse identificarsi in una persona, era lo stesso Grillo a ripeterlo spesso. D’altronde “si vince e si perde insieme” significa proprio questo.
Dobbiamo ritornare alle origini?
No, dobbiamo recuperare la memoria. Perché chi oggi si avvicina al Movimento spesso non conosce i principi che lo hanno fatto nascere e che hanno dato un senso a tutto quello che abbiamo vissuto fino ad oggi.
Il movimento è fatto di persone e se le persone ignorano quei principi allora anche il Movimento ne risulterà privo.
E allora dobbiamo riprendere a parlarne, con orgoglio. Elaborarne insieme di nuovi, se necessario.
Il consenso e le percentuali non devono influenzare le nostre azioni: ricordo le elezioni comunali del 2013 nel mio Comune.
La lista ottenne il 2% eppure nessuno si scoraggió.
Se avessimo cercato il consenso, c’erano ben altre accozzaglie a cui ci si poteva aggrappare.
Abbiamo tra le mani, oggi, il dono di poter portare avanti la nostra Rivoluzione. Capire in che misura e come valorizzarla, ora, è la cosa più importante.
Con lucidità, non combattendo contro qualcosa o qualcuno ma a favore di qualcos’altro.
E poi allora il Movimento potrà anche non esserci più, perché non siamo nati per sostituirci ai partiti, ma solo per restituire normalità al nostro amato Paese.
P. S. La foto risale alla chiusura delle europee del 2014 a Roma. L’ho scelta perché anche all’epoca non ottemmo un buon risultato. Eppure, oggi, siamo qui. Vuoi vedere che alla fine perdere alle europee porta bene?
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