Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e di parole se ne dicono tante.
A mio parere, occorre chiamare le cose con il loro nome.
Un uomo che picchia o umilia verbalmente una donna, è un uomo malato.
Che non sa gestire le sue emozioni, che non controlla la rabbia, che tira fuori attraverso la violenza il malessere che ha dentro.
Le dinamiche sono molto più complesse di quello che crediamo e alla base vi sono meccacanismi psicologici da spezzare.
Anche la donna che subisce è coinvolta in questa spirale malata. E, in ultimo, anche chi assiste e fa finta di nulla.
Io, che sto lavorando sul tema della salute mentale, so bene quanto poco serva un anniversario, ma una cosa è certa: tenere alta l’attenzione significa sussurrare all’orecchio di tutte le donne che non sono sole, che lo Stato è con loro.
È un messaggio che faccio mio e che vi invito a praticare ogni giorno affinchè domani non esista più questo anniversario, affinchè domani il 25 Novembre significhi che le donne si sono finalmente liberate da ogni catena violenta.
Questo è il mio augurio e questa è la mia battaglia. Uniamoci.
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