27 gennaio: giornata della memoria e il dovere di fermare il genocidio di oggi

Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa liberava Auschwitz, il simbolo per eccellenza dell’orrore e della disumanità della Shoah.

Una data scelta dalle Nazioni Unite per istituire, con la risoluzione 60/7, la Giornata Internazionale della Memoria.

Un giorno per ricordare le vittime dell’Olocausto, per riflettere sui pericoli dell’odio, del razzismo e dell’intolleranza e per educare le future generazioni affinché simili tragedie non accadano mai più. Eppure, leggendo quelle parole di condanna verso ogni forma di genocidio e odio razziale, non possiamo che interrogarci sulla realtà che stiamo vivendo oggi.

Come possiamo impegnarci nel ricordo delle vittime della Shoah e chiudere gli occhi di fronte alle atrocità che sono avvenute e stanno avvenendo a Gaza? Quella stessa Assemblea Generale dell’ONU che 20 anni fa esortava gli Stati a prevenire nuovi genocidi sembra oggi impotente di fronte al massacro del popolo palestinese.

Ricordare il passato è un dovere, ma lo è anche agire per fermare il presente.

Non possiamo permettere che il ricordo dell’Olocausto diventi una commemorazione vuota, incapace di tradursi in azioni concrete contro l’odio e la violenza che ancora affliggono il mondo. Nel giorno della memoria, il nostro pensiero va a tutte le vittime dell’odio e dell’intolleranza, ieri come oggi.

Non dimentichiamo, ma soprattutto, non restiamo indifferenti. È tempo di onorare il passato difendendo i diritti e la dignità di chi, oggi, subisce lo stesso insopportabile dolore.

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