“A dispetto del suo atteggiamento apparentemente freddo, Gianroberto possedeva un lato umano profondo e sensibile. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, l’ha apprezzato moltissimo. Ascoltava, sapeva ascoltare tutti, se aveva dei dubbi chiamava le persone più competenti o addentro alle questioni politiche, non solo i soliti nomi ma tutti quelli che considerava coinvolti. Poi richiamava dopo aver fatto una sintesi politica e/o tecnica e si confrontava di nuovo. Tutto ciò è molto molto lontano dall’immagine di lui che i media esaltavano o dai pregiudizi. Sicuramente era molto timido ma ciò non gli impediva di essere coinvolgente, ricettivo a idee alternative e molto coinvolto dalla comunità del Movimento. A volte si arrabbiava, soprattutto rispetto a chi sembrava voler fare il furbetto e non rispettare le regole. Era tranchant in questo. Bastava rispettare gli impegni. Non era difficile. Quando entrammo in Senato nel 2013 ci regalò con dedica un piccolo trattato, illuminante e estremamente coerente con la rivoluzione che ci apprestavamo a compiere: “Discorso sulla servitù volontaria” di Etienne de la Boetie. Un piccolo trattato illuminante e veramanete rivoluzionario. L’ho letto e citato tante volte e credo sia la base del concetto di società a cui aspiriamo tutti. Serve un po’ di coraggio, lo stesso che la vita ci costringe a tirare fuori, Niente di più niente di meno, solo con la consapevolezza che il potere appartiene al Popolo e non ad altri. E il Popolo ha il diritto e soprattutto il dovere di esercitarlo. Oggi ci avrebbe ricordato questo, che siamo una comunità umana e possiamo gestire il potere. Basta volerlo vermanente”.
Un bellissimo ricordo di Alberto Airola.
Ci manchi, oggi e per sempre.
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