Quando ci svegliamo, sorridiamo e diciamo “Grazie”

Prato e nuvole

Oggi non voglio parlare di contratti, di come e perché quel ponte non ha retto.

Voglio condividere solo una piccola riflessione.

La verità è che non siamo mai abbastanza grati per tutti i doni che riceviamo ogni giorno.
Diamo per scontato il respiro, la salute, le gambe.
Poter vedere il sole, le stelle, ballare.

Ci arrabbiamo per poco, mettiamo fine a rapporti per motivi futili, lasciamo che anche un piccolo imprevisto ci tolga il sorriso.

Insultiamo chi non la pensa come noi, diffondiamo aggressività e cattiveria così, gratuitamente.

Le immagini dei funerali di ieri a Torre del Greco e quelle di oggi a Genova, sono strazianti.
Non bastano nè lacrime nè parole per raccontare un dolore così grande. Vedere la vita sgretolarsi così, all’improvviso.
Un minuto prima ci sei, quello dopo non ci sei più. Cento metri prima ridi, mangi, parli.
Cento metri dopo sei un corpo senza più anima.

Cercheremo i colpevoli, certo. È un obbligo morale, civile, umano.
Inconcepibile morire così, in Italia, nel 2018.

Come per le morti sul lavoro, come per le vittime dei terremoti in scuole di cartapesta, o quelle del fango di un grave dissesto idrogeologico.

È il Paese delle emergenze, lo sappiamo.

Ma questo non deve scoraggiarci. L’importante é aver iniziato, finalmente.

Nel frattempo, noi, tutti noi, iniziamo col praticare un piccolo esercizio: ogni mattina, quando ci svegliamo, sorridiamo e diciamo “Grazie”.

Non avete idea di quanti miracoli possa fare la gratitudine.

Vicina alle vittime di Genova, alle famiglie.

In particolare un pensiero va a tutti quei miei coetanei che hanno perso la vita.

Un pensiero anche a chi soffre e neanche ce ne accorgiamo, e i motivi forse non li sapremo mai.

Forza, Alberto. Voglio provare la speranza di ritrovarti presto in vigilanza Rai, forte e determinato come sei, come sei sempre stato.

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