Voglio mostrarvi questo disegno, simbolo di una tragedia che ha scosso il mondo intero.
Una bambina di 8 anni, la piccola Zohra, uccisa e torturata dalla coppia presso cui lavorava come domestica, per aver liberato due pappagallini chiusi in gabbia.
Forse perché per un bambino dal cuore puro risulta innaturale vedere gli uccelli chiusi in gabbia e non liberi di volare nel cielo.
Ai nostri giorni tragedie del genere sembrano assurde, anche il solo concetto di veder lavorare una bambina di 8 anni lo è. Eppure nel mondo ci sono ancora 152 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni coinvolti nel lavoro minorile, di cui 72 milioni impiegati in lavori pericolosi.
La maggior parte di loro vive nei luoghi più poveri del mondo, in zone di conflitto o soggette ad eventi catastrofici che generano effetti devastanti sulla vita degli individui.
L’Unicef ha stimato che nell’Africa subsahariana lavora più di un terzo dei bambini.
In questo contesto i bambini sono i primi a pagarne le conseguenze, laddove le scuole e i servizi a loro dedicati vengono distrutti, loro diventano così vittime del traffico e del lavoro minorile.
Non possiamo tollerare ci siano altre Zohra e, al di fuori di ogni retorica, non possiamo più accettare che parte del mondo volti le spalle a tutto questo.
Che la politica e l’economia combattano, finalmente, per ciò che è giusto e guardino alla fine delle disuguaglianze come obiettivo primario. Solo se questo sarà radicato nelle coscienze degli uomini attraverso i loro governi, allora potremo finalmente dare voce a chi non ne ha.
Per la costruzione di un pianeta più solidale, empatico, sostenibile, in cui ad ogni bambino venga garantito il diritto alla libertà, al gioco, ma soprattutto ad avere un’istruzione. Diritti che a molti sembrano scontati, ma che per milioni di bambini rappresentano ancora un sogno lontano.
È per quei sogni che dobbiamo batterci, sempre.
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