Premessa:
Solo chi vive in prima persona una situazione può capirla fino in fondo.
Così, solo gli abitanti della terra dei fuochi possono sapere cosa vuol dire convivere con i roghi tossici, solo chi risiede nel bacino idrografico del fiume Sarno è in grado di descrivere come si vive fianco a fianco ad uno dei fiumi più inquinati d’Europa.
Così, allo stesso identico modo, i tarantini e chi vive l’azienda sono i soli reali protagonisti della tanto discussa vicenda legata all’Ilva.
Chi perde il lavoro, o ha avuto un familiare che ho la perso, conosce il senso di smarrimento, la depressione, la vergogna che si prova.
Come se perdere il lavoro fosse una colpa.
E tutto questo si amplifica quando si hanno dei figli e un mutuo da pagare.
Io lo so molto bene.
Perdere il lavoro o ammalarsi gravemente sono problemi grossi, pesanti.
Però… c’è un peró.
Al primo può esserci un rimedio.
Al secondo, molto spesso, no.
Non sto qui a citare le sentenze che hanno ribadito lo stesso concetto, a snocciolare dati su quanti ammalati e morti ci sono ogni anno a Taranto, a raccontare quanto ci siamo battuti per salvaguardare il lavoro senza impattare sulla salute.
Sono qui a ricordare e ricordarci che una persona in buona salute puó avere e avrà ancora tante occasioni avanti a sé. Può continuare a sorridere, piangere, vivere momenti di gioia o meno.
Chi la salute l’ha persa non ha scelta, se non quella di attendere la morte.
Per quanto mi riguarda, su Ilva come in tutte le questioni dove la salute dei cittadini è a rischio, non si dovrebbe avere mai, mai, alcun dubbio.
Perché come ho detto in aula qualche giorno fa, la salute è il bene più prezioso che abbiamo e personalmente mi batterò sempre per difenderla.
Leave a Reply