È una data entrata nella mia vita un anno fa e non ne uscirà mai più. Comunque andranno le cose.
Non ho foto di quel giorno, attesi i risultati a casa, quasi in solitudine.
L’ansia c’era, eccome, come c’era stata ad ogni competizione a cui aveva partecipato il Movimento. Il fatto che quella volta fossi anche candidata, non migliorava le cose.
Eppure ero libera da qualsiasi aspettativa.
Speravo che il mio Paese potesse avere un futuro migliore, solo questo.
Quando comparvero le prime proiezioni, eravamo intorno al 33%. Bene, esultai, era un ottimo risultato. Anche se sapevo che non sarebbe bastato per governare.
Dopo la prima mezz’ora della classica maratona Mentana, indossai il cappotto e andai al seggio vicino casa, come faccio da sette anni a questa parte. Mi sentivo più leggera, il risultato era arrivato, si profilava uno scenario in cui non si sarebbe potuto non tenere conto di quel 33%.
Al seggio però accadde qualcosa di strano.
Mezza città aveva votato il Movimento 5 Stelle.
Iniziarono ad arrivare notizie simili da tutto il territorio, in alcuni paesi le percentuali erano incredibilmente anche più alte, le chat impazzirono.
Mi arrivó un messaggio “Forse ce l’hai fatta anche tu!”.
Io? Ma figuriamoci. Ero quarta e ultima della lista, ero quella con la X sopra al nome nella lista dei futuri eletti perché servivano così tanti voti che sarebbe stato impossibile per me essere eletta.
Potrebbe sembrare un sentimento di rassegnazione, qualcuno mi incoraggiava ma in verità non ho mai provato questi sentimenti perché tendo a mantenere sempre ben lontane da me qualsiasi forme di attaccamento.
Se capita, bene. Se non capita, va bene lo stesso, questo era quello che pensavo e mi dicevo.
Non mi sono avvicinata al Movimento per poi pensare di dovermi candidare un giorno, anzi era fuori proprio da ogni previsione. Farsi avanti era stato solo un di più che avevo deciso, da neanche troppo tempo, di provare.
E invece poi le cose andarono esattamente come recitava quel messaggio.
Intorno alle tre di notte tornai a casa, molto frastornata, assolutamente incredula. Ricevetti una chiamata, mi si invitava a festeggiare.
Rifiutai, rimasi da sola sveglia davanti al pc a seguire le notizie che si rincorrevano di ora in ora. Andai a letto alle sette del mattino.
Era tutto talmente assurdo che non ebbi quasi reazioni, alle persone che si congratulavano rispondevo che bisognava aspettare la proclamazione ufficiale.
Ricordo che il primo giorno alla Camera mi aspettavo da un momento all’altro che qualcuno mi dicesse che c’era stato un errore, che erano stati fatti dei riconteggi.
Ma non è mai accaduto, e a distanza di un anno, anche se in maniera totalmente inaspettata, ho la consapevolezza di quanto mi è successo.
Perché ho voluto raccontare quel giorno?
Perché troppo spesso le persone simili a me, quelle particolarmente sensibili e dalla lacrima facile, che si mettono in discussione, che non amano particolarmente stare al centro dell’attenzione, tendono a mettersi da parte, a nascondersi.
A dire “non sono capace”, a non sopportare la competizione perché finiscono puntualmente per essere schiacciate e messe da parte.
Però un “certo” Bertrand Russell diceva “La causa principale dei problemi è che al mondo d’oggi gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi” e quindi forse va bene così.
Fatevi tutte le domande del mondo, indagate voi stessi, mettetevi in discussione, ma alla fine abbiate fiducia in voi e se quello che state facendo può fare del bene a qualcun altro, non esitate.
Io, nel mio piccolo, ce la sto mettendo tutta.
Oggi ricorre anche un altro anniversario.
Quello della nascita di Lucio Dalla, un mostro sacro della musica italiana che amava molto Castellammare e i nostri territori e ci tornava spesso.
Ricordo le sue parole, non riusciva a rendersi conto di come tanta bellezza e degrado riuscissero a convivere.
Ricordo il concerto sull’arenile e l’amore per questa terra, che amo anche io, da sempre… e per sempre.
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